martedì 1 aprile 2014

Tradere



Non è intuitivo.
Non è intuitivo capire la cosmologia di una comunità.
Nemmeno capirne i modi dell’abitudine.
Non lo è capirne gli odori.

Questo pensavo di fronte alla scapece. Mi risulta veramente difficile il sapore della scapece.
Eppure da quando sono arrivato, si è posto lì, davanti, monolitico. Definitivo. Me ne hanno sempre parlato come di una forma della prelibatezza. O meglio di una identità. Sembra essere uno di quei cibi che fanno comunità. Che designano una tradizione. E me ne hanno sempre parlato con bocche salivanti.
Per me, immigrato di oggi, ha il sapore del dogma.
Ma non può essere così. Troppe bocche continuano a parlarne. Ed allora viene da pensare che c’è qualcosa nel sapore che non va. Viene il dubbio che il sapore non sia più quello.
Ma perché non dovrebbe esserlo? sono cambiati i modi di preparazione? È cambiata la qualità degli ingredienti? È cambiata la comunità che lo mangia?
Non è intuitivo capirlo.
Il gusto è chiaramente un sensazione olistica. Una di quelle sensazioni fatte di biologia e memoria.
Una memoria che non è intuitivo condividere. È una memoria fatta di cosmologia; ritualità; relazioni; metodi di conservazione dei cibi. E biologia.
Forse la comunità che lo ha realizzato era usa al sapore pungente e dominante dell’aceto. Aceto per conservare. Forse era una comunità il cui rumore di fondo aveva anche il sapore dell’aceto. Rumore che alla fine, assolto per mezzo dell’abitudine, diventa silenzio. E in quel silenzio ci sono anche l’abitudine ai modi del divino. Alle cosmogonie. Ai quotidiani odori del corpo.  Ai tipi di recipienti a disposizione per conservare gli alimenti. Alle musiche. Alle lotte. Alle terre. A qualche forma di paura della fame.
Quante cose ci sono nel silenzio della scapece? E non è intuitivo abitarle tutte.
Che ci fa lo zafferano in quel silenzio? Gli arabi, mi si dice.

C’è ancora troppo rumore per me, immigrato di oggi, nel sapore della scapece.

Non è intuitivo abitare il sapore della scapece.
Non è intuitivo abitare una tradizione.
Tradere è istintivo.


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